Argus A: 35 mm per il proletariato

Le semplici linee della Argus A
Le semplici linee della Argus A

Prendo il titolo a prestito da questo interessante ebook (parte di un ancor più interessante sito web) che consiglio di scaricare e leggere. La Argus A è un modello di fotocamera estremamente semplice, che acquistai una decina di anni fa per caso, fondamentalmente perchè incuriosito dalla sua forma; da quel momento, ho cercato di sapere qualcosa di più sulla casa produttrice e su questa linea di fotocamere americane di cui all’epoca ignoravo totalmente l’esistenza. La storia delle Argus è rappresentativa dell’intraprendenza che un tempo animava gli imprenditori, soprattutto oltreoceano: Charles Verschoor era il titolare di una società di produzione di apparecchi radiofonici, la International Radio Corporation (IRC), il quale, mentre cercava una soluzione per il calo delle vendite che accusava ogni estate (docuto al fatto che col bel tempo la gente usciva e non aveva più bisogno di stare in casa ad ascoltare la radio!), rimase folgorato dalle linee e dalla apparente semplicità delle fotocamere Leica viste durante un viaggio in Europa. Da qui, l’idea di affiancare alla produzione delle radio quella estiva di fotocamere sullo stesso stile di quelle ammirate nel vecchio continente.

Fu così che nel 1936 venne fondata la Argus Camera, sussidiaria della IRC e basata sempre ad Ann

L'ottica estratta per l'utilizzo
L’ottica estratta per l’utilizzo

Arbor, nel Michigan; l’integrazione con l’esistente fabbrica fu immediata, grazie al fatto che già per la produzione delle radio si lavorava la bachelite, materiale di base della nuova linea di fotocamere. La prima ad essere prodotta fu il modello A, semplice, piccola ed economica (12,5 $ al lancio), che rimase in produzione fino al 1941 e fu un clamoroso successo: è ormai acclarato che fu proprio questo il modello di fotocamera che favorì l’esplosione della fotografia di massa in formato 135, molto più di qualunque fotocamera Kodak contemporanea. Con successive varianti, rimase in produzione fino al 1951 con una stima di vendite superiore al mezzo milione di pezzi.

La leva dell'otturatore e la ghiera dei tempi
La leva dell’otturatore e la ghiera dei tempi

Il primo modello è una fotocamera veramente semplice: un corpo in bachelite, di piccole dimensioni, su cui è innestata un’ottica 50mm collassabile con otturatore centrale di buona luminosità per l’epoca (f/4,5 max); i comandi sono ridotti all’osso, come si conviene ad una fotocamera intesa per l’utilizzo di massa e la lente è a fuoco fisso o, in alcuni pezzi, con due zone di messa a fuoco. Anche qui sta il segreto del suo grandissimo successo. L’apertura dei diaframmi si regola in maniera continua mediante leva posta sul barilotto dell’ottica e ha come indicatori le aperture f/4,5, f/6,3, f/9, f/12,7 e f/18, abbastanza inusuali per noi abituati alle scale europee. Nella stessa prima serie A, sono presenti anche modelli con aperture differenti e più comuni (f/4,5, f/5,6, f/8 e f/11), indice di diverso approvvigionamento dei componenti. Le velocità consentite dall’otturatore sono 1/25, 1/50, 1/100 e 1/200 sec, con, in aggiunta, le pose B e T; alcuni modelli montano un differente otturatore, sempre di marca Ilex, con velocità massima 1/150 sec. La regolazione avviene mediante ghiera coassiale sull’ottica .

Rotella di avanzamento e contapose
Rotella di avanzamento e contapose

La composizione dell’immagine avviene mediante mirino galileiano posto sulla sommità della fotocamera in corrispondenza dell’ottica: una particolarità è data dal fatto che, essendo esigua la distanza fra il mirino e il centro dell’ottica, l’errore di parallasse è particolarmente ridotto rispetto ad altre fotocamere di classe e caratteristiche equivalenti. Sulla sommità della fotocamera trovano posto anche la rotella di avanzamento della pellicola e il contapose con blocco automatico: si tratta di un perno che va a bloccare l’avanzamento della pellicola e che deve essere disarmato (semplicemente muovendolo) prima di avanzare: il blocco si riattiverà non appena la pellicola sarà avanzata di una posa, contestualmente all’incremento di una unità nel contapose. Molto semplice e totalmente meccanico.

Immagine delle decorazioni sul dorso
Immagine delle decorazioni sul dorso

Non rimane molto da dire sulla dotazione della fotocamera, se non che sul fondo è presente, in alcuni modelli, un attacco per trepiede standard, oltre alla manopola di riavvolgimento della pellicola. Una menzione particolare la merita invece il dorso della fotocamera, che è l’unica parte del corpo non realizzata in bachelite: può essere in lamiera oppure in alluminio ed è generalmente provvisto di curiosi fregi in stile art-deco che, presso i collezionisti, sono diventati anche distintivi dei diversi modelli di macchina. Il dorso si inserisce a pressione sul corpo e può essere rimosso facendo presa sulla linguetta in pelle presente sulla sinistra dello stesso.

 In definitiva, è un modello che rispecchia in pieno la filosofia della facilità di utilizzo, tipica dei prodotti

Il fondo della fotocamera
Il fondo della fotocamera

di massa ma che ancora oggi può essere utilizzato con una certa soddisfazione anche solo per il piacere di maneggiare un oggetto costruito ormai ottanta anni fa; la sua semplicità fa sì anche che sia difficile trovare un modello inutilizzabile o guasto (cosa che invece può succedere con l’altro grande prodotto di Argus, la C). L’unico elemento di una certa delicatezza, ossia l’otturatore, ha solo necessità di fare del movimento per riacquistare la differenziazione dei tempi oppure, in casi estremi, di un semplice intervento di CLA.

Certo non possiamo aspettarci risultati comparabili a compatte recenti o più blasonate, dato che la lente è pur sempre priva di trattamenti antiriflesso oppure ne ha di molto rudimentale, e nemmeno brilla per nitidezza; conferisce, anzi, quell’atmosfera sfumata e pastellata che in molti casi è molto ricercata. Le piccole dimensioni ne fanno poi un oggetto assolutamente poco ingombrante, che si può portare con noi anche se non si è sicuri di utilizzarlo.

Personalmente, una volta acquistata la prima e rimastone favorevolmente impressionato, ho cominciato a cercare anche gli altri modelli della serie A, nonchè, in seguito, anche quelli della serie C (tra cui la piuttosto nota Matchmatic), scontrandomi con la scarsissima diffusione che hanno sul mercato europeo;in ogni caso, quelli qua sotto riportati sono i modelli A riconosciuti:

  • A originale, 1936-1941, quella qui descritta, con le piccole varianti di cui abbiamo parlato
  • AF, 1937-1938, con messa a fuoco variabile continua
  • B, 1939, con ottica f/2,9 e otturatore Prontor
  • A2B, 1939-1946 e 1946-1950,  come la A ma con extinction meter
  • A2F, 1939-1941, come la AF ma con extinction meter
  • AA, 1940-1942, versione semplice con due soli tempi e lente f/6,3
  • FA, 1950-1951, con trattamento antiriflesso

Attorno alle Argus è attivo un nutrito numero di collezionisti e diversi gruppi amatoriali, generalmente negli Stati Uniti o nel Regno Unito; uno di questi, l’A.C.G (Argus Camera Collector Group) è un vero punto di riferimento per quanti volessero saperne di più su questa azienda e sui suoi prodotti. Qui da noi, come dicevo, non sono molto diffuse ma, qualora vi capitasse una buona occasione, non esitate a prenderne una!

La C-3 Match-Matic, altro successo Argus
La C-3 Match-Matic, altro successo Argus

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