Title | How to see Visual adventures in a world God never made |
Author | George Nelson |
Publisher | Phaidon |
Year | 2017 (original made in 1977) |
Format | 24×22 cm |
Pages | 248 |
Price | 24,95 EUR |
Cover | Hardback, colors |
ISBN | 9780714873831 |
“Vedere non è un talento speciale donato da Dio, ma una disciplina. Si può imparare”: questa citazione riportata in quarta di copertina spiega già molto del libro, del suo contenuto e del suo scopo. Si tratta di una vera e propria guida alla lettura delle immagini, delle forme, delle geometrie che il nostro occhio si trova di fronte in ogni momento, arte che secondo l’autore si può imparare al pari di una qualsiasi altra. George Nelson è stato un designer e architetto considerato uno dei padri e maggiori esponenti del Modernismo Americano, innumerevoli sue opere di design sono diventate vere e proprie icone, riconosciute in tutto il mondo.
Convinto del fatto che gran parte delle persone non fossero in grado di “vedere”, ossia di decodificare i messaggi non verbali che gli si presentano davanti agli occhi a seguito di alcune sperimentazioni effettuate su gruppi di persone, Nelson portò avanti il suo messaggio, di cui How to see è la summa, secondo il quale queste persone (90% del totale secondo i suoi esperimenti) andavano educate alla “visual literacy” al pari che alla matematica e alle scienze letterarie.
How to see venne pubblicato nel 1977 e questa riedizione del quarantennale curata da Phaidon ne vuole riproporre l’attualità anche se calato in un mondo completamente diverso dal punto di vista di ciò che chiamava “inquinamento visuale” da quello in cui operò e scrisse Nelson: egli citava la città di Las Vegas coi suo cartelloni e insegne luminose come esempio massimo di inquinamento da saturazione visuale ma oggi, con smartphone fotografici e condivisione social istantanea delle immagini, possiamo dire che quella Las Vegas è ovunque.
Il libro è ricchissimo di immagini, ben 341 in 248 pagine complessive: c’è da dire che George Nelson quasi sempre si muoveva con una fotocamera al collo, benché non fosse un fotografo, ed innumerevoli erano i rullini di diapositive con cui tornava da ogni suo spostamento. Non aspettiamoci però fotografie artistiche (o meglio, volutamente artistiche) nelle quali si presta grande cura alla composizione, all’esposizione o qualsivoglia aspetto tecnico: quello che conta nelle fotografie riprodotte è mostrare la realtà contemporanea con tutti i suoi segni e simboli, aiutando lo spettatore-lettore a riconoscerli e codificarli. L’effetto è notevole e non mancherà di stupire il fruitore del libro, che potrà vedere ciò che gli si presenta davanti (che, come recita il sottotitolo, è un mondo creato non da Dio ma dall’uomo) con gli occhi del designer e del comunicatore. How to see è suddiviso in capitoli, ma non vi è un ordine da seguire; ognuno di questi è costituito dagli scritti di Nelson, abbastanza concisi e chiari nel messaggio che vogliono lasciare, incastonati nel corposo apparato fotografico che la fa veramente da padrone. Immergersi nelle immagini, riconoscere segni e simboli e poi cercarne conferma (o smentita) in quanto esposto dall’autore è il modo migliore per godersi questo testo.
Benché non propriamente rivolto a chi si occupa di fotografia, How to see è da considerarsi sicuramente un’ottima risorsa anche per tutti noi in quanto può proporre spunti importanti e profonde riflessioni sul modo di comunicare contenuti più o meno (soprattutto meno) espliciti con le immagini. Nella biblioteca del fotografo concettuale trova sicuramente posto!
Per quanto riguarda questa edizione, How to see è proposto in formato accattivante e maneggevole, quasi quadrato, che invita a tenerlo a portata di mano per sfogliarlo di tanto in tanto; la copertina rigida cartonata è molto ordinata e decisamente grafica, mentre la carta delle pagine è lucida e di buona qualità sia alla vista che al tatto, molto azzeccata per far risaltare le tante immagini presenti all’interno.
La lingua è inglese, ma chiaro e facilmente comprensibile soprattutto la parte correlata alle immagini; le prefazioni e l’introduzione di Nelson sono da segnalare come importanti per meglio comprendere il contesto originale e lo scopo della pubblicazione nonché il pensiero dell’autore sulla “visual literacy”. Sicuramente, anche per chi si occupa solo di fotografia, la lettura di How to see aprirà le porte ad ulteriori approfondimenti.