Gli inizi del 2017 sono stati giorni di grande agitazione nel mondo della fotografia analogica, creata soprattutto dall’annuncio di Kodak del ritorno alla commercializzazione della pellicola positiva Ektachrome e dall’altra indiscrezione estrapolata da un’intervista al management secondo la quale la stessa Kodak starebbe investigando la fattibilità della reintroduzione addirittura della tanto rimpianta Kodachrome. Chiaramente sono notizie, soprattutto la prima ormai ufficializzata, che meritano il fermento suscitato e superiore agli annunci di presentazione di nuove pellicole che si sono comunque sporadicamente succeduti anche negli anni passati: questa volta parliamo di Kodak, il gigante della pellicola per antonomasia, che ritorna sui suoi passi e rinnega la grande epurazione delle diapositive annunciata nel 2010.
Motivi per essere soddisfatti ce ne sono:
- L’introduzione di una pellicola nuova (perchè comunque nuova sarà) segue, si spera, una attenta analisi del mercato e della fattibilità commerciale. Se poi questa pellicola è diapositiva, il concetto è ancor più valido dato che le positive sono state proprio la prima vittima dell’avanzamento tecnologico e delle nuove opportunità proposte dall’imporsi della fotografia digitale. Questo dovrebbe far pensare che la domanda è tuttora relativamente ampia e soprattutto con una base costante, anche se sempre di nicchia quando rapportata all’intero “movimento” fotografico
- Si va a rompere di fatto un monopolio, quello di Fujifilm, che ha fatto inesorabilmente salire i prezzi per rullo delle pur fantastiche Velvia e Provia a livelli esagerati. E’ vero che in questi anni sono state in commercio anche diapositive di marca diversa da Fuji, ma l’unico brand che realisticamente può contrastarne e influenzarne le scelte commerciali è Kodak, inutile girare intorno a questo punto
- Se la cosa avrà commercialmente successo farà sicuramente da traino ad ulteriori nuovi prodotti ed aumenterà la disponibilità e la possibilità di scelta da parte degli utenti sia in termini di pellicola che, probabilmente, di prodotti chimici.
Tralasciando la questione Kodachrome fino a che non ci sarà, eventualmente, qualcosa di più concreto, è comunque da notare la prosopopea dell’ultima settimana sul “ritorno della pellicola”, quasi fosse Skywalker che ritorna per salvare la galassia: se ne parla da tutte le parti e come sempre in questo ambiente si sono subito create due fazioni contrapposte: gli esultanti senza alcuno spirito critico contro coloro che minimizzano e, quasi, prendono in giro chi si lascia abbindolare da false speranze. Nel mezzo ci sta chi usa tuttora la pellicola come mezzo espressivo, magari non l’unico ma a maggior ragione riconoscendone le peculiarità e il valore artistico/artigianale; nemmeno a queste persone diciamo più moderate sarà comunque sfuggita l’inversione di tendenza negli annunci dei produttori: restano le note negative pesanti (in particolare, la fine delle packfilm di Fuji o la recente dismissione di ulteriori formati delle Acros), ma i nuovi prodotti e le nuove proposte originali (vedasi la Fujifilm Instax in formato quadrato, che oltre alla nuova pellicola prevede anche una nuova fotocamera) stanno rinfrescando e rinvigorendo il settore.
Quello che forse è esagerato è dire che la pellicola è tornata, perchè in realtà non se ne è mai andata via: l’uso si è rimodulato, e così anche l’offerta e quello che sta accadendo ora è un semplice adeguamento della stessa all’evoluzione della domanda.
Ci aspettiamo che nei prossimi due-tre anni il trend di crescita degli utenti di pellicole rimanga in crescita e porti all’introduzione di nuove emulsioni ma ci auguriamo anche che prima o poi qualche grande produttore affronti il problema dell’invecchiamento e conseguente riduzione del parco macchine: senza fotocamere di livello, avrà sempre più ragione chi sostiene che lo scattare a pellicola sia poco più che un gioco senza pretese.
Infine, come dimenticare la camera oscura e la stampa chimica? Il degno completamento del processo analogico è praticamente ignorato e non ci sono state negli ultimi venti anni nuove produzioni di rilievo; vero è che gli ingranditori sono generalmente molto più robusti delle fotocamere e anche mezzi con oltre cinquanta anni sulle spalle fanno egregiamente il loro lavoro anche oggi, ma una spinta commerciale al settore sarebbe auspicabile.