Kiev 60 TTL

CENNI STORICI

Kiev 60 TTLAll’inizio degli anni ’70 la fabbrica ucraina della Arsenal fu incaricata di sviluppare una fotocamera in concorrenza con le diffuse Praktisix e Pentacon Six: fotocamere reflex con pellicola 120 e formato 6×6 con una impostazione generale simile a quella delle SLR per pellicola 135. Nacque così la prima Kiev 6C (sarebbe più corretto dire 6S), mastodontica reflex dalle linee decisamente squadrate, che resto in produzione per ben quattordici anni, fino al 1985; tale modello ebbe un buon successo, al punto che la Arsenal elaborò una versione migliorata, appunto la Kiev 60 (commercializzata nel 1984), che si configurò come diretto antagonista della Pentacon Six. A questo proposito, spesso si legge come la Kiev sia una mera copia della Pentacon mentre, a mio parere, si dovrebbe parlare più di rielaborazione nonchè tentativo di miglioramento. Rispetto alla 6C, la nuova kiev 60 perde la possibilità di utilizzare pellicola 220, ma guadagna miglioramenti nell’ergonomia e nel pentaprisma esposimetrico.

Fu prodotta in alcune varianti, non sempre riconosciute, fino aggli anni ’90 inoltrati:

  • 1a (1984-1987)
  • 1b (1987-1988)
  • 1c (1985-1987) in formato 6×4,5
  • 1d (1988-1991)
  • 2a (1991-1992)
  • 2b (1992-1993)

A queste, si aggiunge anche la versione 645, che produceva fotogrammi in formato 6×4,5 ed era la versione per esportazione del modello 1c.

 COME FUNZIONA

Vista d'insieme della calotta superiore
Vista d’insieme della calotta superiore

Già a vederla, si capisce come si dovrà operare con questa reflex king-size che, nella realtà è decisamente semplice; le uniche operazioni che richiedono attenzione sono il caricamento del rullo e la gestione degli avanzamenti e, se necessario, l’utilizzo dell’esposimetro. Andando con ordine, la Kiev 60 TTL si presenta con linee spigolose ma pulite, pochi comandi, posti essenzialmente sulla calotta superiore nella quale spicca per ingombro il grosso pentaprisma esposimetrico. Nella parte sinistra della calotta troviamo la rotella di selezione dei tempi di scatto, mentre dalla parte opposta vi sono la leva di carica, la finestrella contapose e il promemoria per la sensibilità pellicola. I comandi sono tutti qui, quel che resta eventualmente da fare è utilizzare l’esposimetro del pentaprisma.

Il comando di selezione dei tempi di scatto
Il comando di selezione dei tempi di scatto

La leva di carica e il promemoria pellicola
La leva di carica e il promemoria pellicola

Questa semplicità non deve però far pensare ad una fotocamera di scarso valore, anzi; tralasciando ogni presa di posizione verso i materiali fotografici di provenienza sovietica, la Kiev 60 è una macchina che, se in ordine, è in grado di garantire grandi soddisfazioni e la sua semplicità e questo assomigliare ad una comune reflex ingrassata ne diventano, piuttosto, punti di forza. Due sono gli elementi che giustificano quanto detto: anzitutto, il formato di pellicola, con tutta la qualità che il generoso fotogramma 6×6 si porta in dote, poi la possibilità di accedere, anche grazie all’attacco compatibile con la Pentacon Six, ad una vasta gamma di ottiche a volte di qualità eccellente.

Il bocchettone compatibile Pentacon Six
Il bocchettone compatibile Pentacon Six

L'imponente tendina dell'otturatore
L’imponente tendina dell’otturatore

Come detto, l’elemento più complicato da utilizzare è il sistema esposimetrico di cui è dotato il grosso pentaprisma; sulla calotta superiore di questo si trovano tutti i comandi per la corretta lettura esposimetrica. Anzitutto, la scala delle sensibilità è abbastanza inusuale per noi, essendo i valori riportati secondo gli standard GOST e DIN: fortunatamente, quest’ultimo è facilmente convertibile a mente nel comune valore ISO/ASA corrispondente; in ogni caso, la regolazione della sensibilità tramite apposita rotella è il primo passo da seguire dopo aver preventivamente armato l’otturatore (trattandosi di lettura TTL, a specchio alzato nulla viene rilevato).Fatto questo, agendo sulla seconda rotella, concentrica al primo comando, si dovrà impostare la massima apertura di diaframma raggiunta dall’obiettivo, facendone coincidere il valore con la tacca serigrafata di colore arancio. A questo punto si accende l’esposimetro mediante il bottone a tre posizioni posto sulla sinistra; lo stesso viene utilizzato anche per effettuare il check up delle batterie, la cui carica è confermata dall’accensione del LED posizionato in prossimità del comando stesso.

I comandi del pentaprisma esposimetrico
I comandi del pentaprisma esposimetrico

Ad esposimetro acceso, inquadrando attraverso l’oculare, si noterà nel mirino l’accensione di due simboli luminosi, “o” e “*” che indicano la sovra e sottoesposizione; la corretta esposizione si otterà ruotando la terza ghiera (quella dei tempi) fino a che non si avranno entrambi i simboli accesi contemporaneamente. A questo punto, si può spegnere l’esposimetro e scegliere una qualsiasi delle coppie tempi/diaframmi che si leggeranno sulle ghiere. La procedura è piuttosto macchinosa, anche perchè si deve manovrare tenendo in mano un oggetto che con l’ottica supera abbondantemente i due chilogrammi di peso: è probabilmente più semplice utilizzare un esposimetro esterno o affidarsi all’esperienza e alla regola del 16.

Il pentaprisma, come già accennato, può essere sostituito con un semplice pozzetto: per rimuoverlo è sufficiente sbloccarlo agendo sulla rotella posta a sinistra e poi premere contemporaneamente i pulsanti presenti sia a sinistra sia a destra e sollevarlo dall’allaoggio. Le batterie, infine, sono alloggiate sul lato sinistro e chiuse con il classico tappo con fessura.

Il fondello della macchina
Il fondello della macchina

Tornando al corpo della fotocamera, da menzionare sul frontale la presenza della presa Synchro nella parte bassa sinistra, di un foro filettato per innesto accessori nella parte alta e del pulsante di scatto con attacco per scatto flessibile posizionato immediatamente a destra del bocchettone, in posizione molto comoda. Sul fondello troviamo, invece, i comandi delle molle di ritegno dei rocchetti, il pulsante di apertura del dorso e l’attacco filettato per cavalletto.

In definitiva, la macchina è piacevole da utilizzare e, come detto, se ben tenuta regala soddisfazioni; le limitazioni di cui soffre sono dovute anzitutto al peso, che è notevole sia per il corpo tutto in metallo sia per le ottiche, e al tempo più lento che è di solo 1/2 secondo. Di contro, può utilizzare diverse splendide ottiche, anche di origine sovietica, tra cui il fisheye Arsat/Zodiak 30mm (equivalente grossomodo a un 16mm in 135). Particolare cura va dedicata al caricamento inziale della pellicola e al successivo riarmo dell’otturatore, da effettuare con movimenti decisi ma leggeri  cercando di accompagnare sempre la leva di carica, onde evitare problemi di spaziatura irregolare o accavallamenti fra i fotogrammi. Una verifica delle guarnizioni e della lubrificazione in generale vale come primo consiglio una volta acquistata; per il resto, la Kiev 60 (le due in mio possesso di sicuro) pare non avere la necessità di modificare i tempi solo dopo aver riarmato l’otturatore, pena la rottura dei meccanismi: qui si può fare tranquillamente, prima o dopo.

DATI TECNICI

Modello: Reflex 6×6

Formato: 6×6 su pellicola 120.

Baionetta: Kiev/Pentacon

Otturatore: su piano focale, tendina a scorrimento orizzontale, tempi da 1/2 sec a 1/1000 sec e posa B.

Modi d’esposizione: manuale, posa B.

Mirino: pentaprisma esposimetrico, pozzetto galileiano.

Sensibilità: selezionabile manualmente da 10 a 31 DIN (pentaprisma)

Autoscatto: no.

Flash:  presa Synchro.

Dimensioni: Lunghezza 170 mm; altezza 156 mm; profondità 86 mm.

Alimentazione: 3 pile LR44/SR44 (pentaprisma)

Peso: 1.570 gr.

PRO:

Solidità del corpo.

Attacco Pentacon Six.

Esposimetro preciso.

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CONTRO:

Peso eccessivo (con alcune ottiche)

Tempo lento max di solo 1/2 sec.

Esposimetro laborioso.

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REPERIBILITA’ E PREZZI

Fino a qualche tempo, le Kiev 60 e 6C si trovavano realmente a prezzi di realizzo mentre ora la tendenza si è spostata verso prezzi che generalmente superano i 100 euro per corpo e ottica 80mm (generalmente Volna-3); non vi sono sostanziali differenze di prezzo se il corpo è corredato con pentaprisma o con pozzetto, mentre il solo pentaprisma a volte, soprattutto nelle aste online, raggiunge prezzi pari alla macchina: nel dubbio, quindi, meglio cercarla con pentaprisma già installato. Si trova abbastanza facilmente anche se non è così comune come altri modelli sovietici. Le ottiche, invece, hanno spesso valori ben più elevati (fino a oltre 400 €), che sono mediamente ingiustificati.

 Sotto, due immagini scattate con l’eccellente fisheye Arsat 30mm:

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