La Cianotipia

Nel periodo pionieristico della nascita e sviluppo della fotografia sappiamo come sono nati e sono stati perfezionati diversi processi di riproduzione delle immagini e come la stampa a contatto sia stata, per lungo tempo, l’unica forma di riproduzione delle “fotografie”; uno dei processi che è giunto fino a noi in piena salute, pur con qualche sostanziale modifica rispetto all’originale, è quello della Cianotipia che appunto ancora oggi è praticata grazie, probabilmente, anche alla estrema semplicità di attuazione.

Cianotipo da negativo 6×7 (@IFP 2013)

Il processo di stampa cianotipica è frutto delle intuizioni di Sir John Herschel, poliedrico scienziato inglese che nel periodo dal 1840 al 1842 mise a punto questa nuova tecnica, simile per molti aspetti ai disegni fotogenici di Talbot, basata sulla sensibilità dei sali di ferro (anziché di argento) agli effetti della luce; Herschel mise a punto un procedimento in grado di sfruttare la capacità della luce di trasformare il sale di ferro trivalente in bivalente, che in virtù di questa trasformazione assume una colorazione bruno-bluastra.

Facendo aderire la soluzione di sale trivalente ad un supporto in grado di trattenerla e frapponendo fra questa e la fonte di luce degli oggetti con forme definite, ecco che si crea l’immagine “fotogenica”. Tralasciando le formulazioni chimiche e le reazioni, per le quali si trova ampia trattazione su siti e libri, basta ricordare che i composti utilizzati da Herschel per creare la soluzione originale erano Ferro Ammonio Citrato e Potassio Ferricianuro. La soluzione veniva preparata ed utilizzata al momento in quanto diveniva rapidamente instabile e non più utilizzabile, mentre il supporto era soprattutto carta fibrosa, molto adatta a trattenere la colorazione blu di Prussia (Ferrocianuro Ferrico) che si forma a contatto con la luce. Una volta esposta al sole (o meglio, all’effetto dei raggi ultravioletti) e formata l’immagine, è sufficiente lavare in acqua corrente la stampa in maniera da fissare la parte blu e rimuovere tutto il ferro in eccesso: un procedimento estremamente semplice e il cui risultato può essere controllato in diretta per ottenere la migliore riproduzione possibile.

Subito nei primi anni dalla scoperta, il nuovo procedimento fu ampiamente sperimentato e mirabile è in particolare l’utilizzo che ne fece Anna Atkins la quale già nel 1843 pubblicò il libro “British Algae: Cyanotype impressions”, una sorta di erbario creato appoggiando le varie specie di vegetali alla carta preparata con la soluzione di Herschel.

Nel corso degli anni la Cianotipia ha trovato vasta applicazione anche per la capacità di applicare la soluzione sensibile a un gran numero di supporti, quali tessuto, legno, vetro oltre alla carta; essendo di per sè un procedimento molto flessibile sono state proposte anche diverse modifiche alla composizione, soprattutto in termini di rapporto e concentrazione delle due soluzioni; una delle modifiche più importanti è stata introdotta da Mike Ware in tempi nemmeno tanto lontani e consiste nel sostituire il Ferro Ammonio Citrato con il Ferro Ammonio Ossalato, variazione che consente di avere una soluzione molto più stabile e utilizzabile anche dopo diversi giorni. Questa è la base dei vari kit che si possono trovare in commercio ad oggi (e di cui pubblicheremo fra pochi giorni una recensione) ed è quella che garantisce i risultati migliori e ripetibili.

Negli ultimi anni, poi, la Cianotipia sta vivendo un nuovo periodo di interesse grazie alla possibilità di utilizzare fogli trasparenti a stampa inkjet e, pertanto, stampare ogni tipo di immagine:

Cianotipo da immagine digitale (@IFP 2011)

Ciò ha permesso un nuovo fermento creativo che ne fa la tecnica antica forse più utilizzata in assoluto; e i risultati che si ottengono sono fin da subito, non appena si impara a controllare il processo di esposizione, validi e appaganti. Non manca lo spazio per le sperimentazioni tecniche, sia per la scelta dei supporti che per quella delle concentrazioni e rapporti fra le soluzioni, che hanno tutte un effetto sulla qualità finale dell’immagine, fino al processo di lavaggio che può essere modificato per ottenere variazione di tonalità dell’immagine.

In rete è disponibile una varietà di informazioni in grado di soddisfare ogni curiosità, che non è scopo di questa breve nota storica. Come risorsa di riferimento rimandiamo a questo indirizzo https://blog.scienceandmediamuseum.org.uk/introduction-cyanotype-process/ da dove, oltre alle informazioni tecniche, si può accedere ad una prima bibliografia.

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