Visti nella prima parte i principali formati di pellicola utilizzati nelle subminiature cameras, continuiamo il nostro approfondimento sulla fotografia in miniatura passando ora a fare una rapida escursione sulle principali fotocamere presenti all’epoca sul mercato; diverse di queste, in particolare le Minolta 16, sono ancora facilmente reperibili nell’offerta di usato e utilizzabili senza particolari problemi, se non quello di ricaricare la cartuccia, ancora oggi.
Minolta 16
La piccola Minolta 16, nelle sue diverse varianti, è sicuramente una delle fotocamere 16mm ancor oggi più diffuse, grazie alla sua praticità e alla qualità dei materiali e delle lenti Rokkor. Nella versione originale si presentava come una fotocamera a controllo totalmente manuale, dotata di ottica Rokkor 25/3,5 a 3 elementi ed un otturatore con tempi 1/25-1/50 e 1/200. Una seconda versione, nella medesima scocca, venne introdotta con una migliorata ottica Rokkor 22/2,8 a quattro lenti, con apertura minima f/16 contro gli f/11 della versione originale ed un otturatore con tempi da 1/30 a 1/500 e posa B: questa versione, benchè esteriormente identica, è conosciuta come minolta 16-2.
Il corpo chiuso, costruito in metallo, misura solo 8 x 4 x 2,3 cm che, unito ad un peso di poco superiore ai 100 gr, ne fa un esempio incredibile di portabilità, ben più piccola del classico pacchetto di sigarette e con una superficie inferiore a quella di una carta di credito; aperta, in posizione di utilizzo, misura solo 10,5 cm in lunghezza.
La fotocamera utilizza cassette proprietarie di pellicola 16mm con una autonomia di venti pose, che venivano originariamente commercializzate con pellicola Kodak Plus-X o Kodacolor, benchè marchiate Minolta. Le cassette sono predisposte per essere agevolmente ricaricate.
Al primo modello, fecero seguito diverse altre versioni, automatiche o semi-automatiche, ma nessuna con la compattezza della prima serie.
Ricoh 16
La fotocamera prodotta da Ricoh si distingueva per l’attacco a vite delle ottiche che ne permetteva, in previsione, un’ottima espandibilità: inizialmente presentata con un’ottica a tre lenti Rikenon 25/3,5, fu dotata quasi subito anche di un addizionale telefoto 40/3,5.
La macchina ricalca le forme delle fotocamere a telemetro 35mm molto in voga all’epoca della sua introduzione, e rappresenta un ottimo esempio di miniaturizzazione operato dagli ingegneri nipponici: le dimensioni si discostano di pochissimo, eccetto ovviamente l’altezza, da quelle della Minolta 16.
L’otturatore permetteva tre diverse velocità di otturazione (1/50, 1/100 e 1/200) e la posa B; in Italia fu commercializzata in versione standard, come nel resto d’Europa, mentre negli Stati Uniti ebbe particolare diffusione e apprezzamento la versione Golden, dorata. La pellicola veniva fornita in cassette da 20 pose, già predisposte per caricamenti, ed era generalmente pellicola Kodak BN o Kodachrome 20.
Mikroma
La Mikroma venne introdotta fin dal 1949 dalla Meopta e rappresenta oggi una delle fotocamere 16mm più ricercate dai collezionisti. Anche questo modello, come la Ricoh 16, ricalca nei materiali e nelle forme le fotocamere 35mm e, in questo caso, ricorda una reflex in miniatura.
La fotocamera era originariamente equiapggiata con una lente a 3 elementi Meopta Mirar 20/3,5, un moderatissimo grandangolo, e con un otturatore con due soli tempi di posa (1750 e 1/1009 più la posa B. Il caricamento della pellicola avviene anche in questo caso con cassette ricaricabili (con maggiore fatica rispetto a quelle Ricoh e Minolta) in grado di garantire un’autonomia di 50 pose. Il formato del fotogramma impressionato è di 11 x 14 mm o 10,5 x 14 mm, a seconda che si utilizzi pellicola 16mm a singola o doppia perforazione.
Dato il notevole successo che questa fotocamera riscosse negli anni 50, nei primi sessanta venne introdotta una nuova versione (Mikroma II) con un otturatore migliorato con velocità da 1/5 a 1/400 sec e posa B, una maggiore estensione delle aperture di diaframma fino a f/16 e un fotogramma impressionato più largo (11,4 x 14,7mm o 10 x 14,7 mm). Fu prodotta anche una versione stereo, ma è estremamente poco diffusa.
Minox B
La Minox B, paradigma per eccellenza delle spy-cameras, appare sul mercato verso la fine degli anni ’50; un vero gioiello di miniaturizzazione e di precisione meccanica, è ancora oggi una delle fotocamere mini più aprezzate e ricercate.
Il modello B, in particolare, raccoglie l’eredità della prima Minox IIIs (o A), introducendo migliorie sia mecaniche che ottiche ed elettroniche alla fotocamera originale.
L’obiettivo è un quattro elementi Minox Complan 15/3,5 apprezzato per la sua nitidezza e definizione, stupefacenti in rapporto al formato; la fotocamera è dotata di un otturatore con una gamma completa di tempi da 1/2 fino a 1/1000 sec, con in più la posa B e la già rara all’epoca posa T. Le dimensioni sono pari a 9,8 x 4,75 x 1,6 cm ne fanno un oggetto estremamente tascabile e da portare sempre con se.
A completare la dotazione e la facilità di utilizzo, la Minox era dotata anche di un accurato esposimetro e di filitri inseribili (già predisposti all’interno della macchina!) ND e verde: particolarità era che se inserito uno di questi filitri, l’esposimetro già da se operava la compensazione necessaria.
A differenza delle altre fotocamere sopra descritte, la Minox utilizza pellicola 8,5 mm e produce immagini 8×11 mm; la pellicola è contenuta in cassette proprietarie in grado di fornire un’autonomia di posa fino a 50 fotogrammi; la scelta di pellicole era pittosto vasta e contava emulsioni come Adox KB14, KB17, KB21, Agfa isopan F, mentre erano commercializzate anche cassette da 36 pose con pellicola Kodak Tri-X e Anscochrome. Vi era anche una pellicola orthocromatica Adox da 5 ASA.
Nella prossima parte continueremo la carrellata sugli altri modelli di spy-camera più diffusi sul mercato.