Quale sia il produttore di una pellicola Lomography è una delle domande che solitamente chiunque si chiede quando mette le mani su un pezzo venduto dalla società lomografica; se è vero che diverse delle loro pellicole sono semplici operazioni di rebranding, ci sono anche delle produzioni proprie, o meglio esclusive da parte di molteplici produttori.
Il caso della Lady Grey, pellicola bianconero da 400 ISO, è abbastanza interessante perchè secondo le informazioni raccolte fra gli utilizzatori questa pellicola presenta due emulsioni che nulla hanno in comune fra loro a seconda del formato scelto, 135 o 120. Tralasciando il rullo 120, qui ci concentriamo sulla pellicola 35mm, che sembra particolarmente interessante: voci consistenti la danno come un rebranding nientemeno che della Kodak T-Max 400; lo scopo della prova è stato principalmente stabilire se questo corrisponde al vero.
La Lady Grey viene venduta in blister da tre caricatori da 36 pose per un prezzo medio che si aggira sui 5,60 € a rullino, dunque anche più alto di quello praticato da alcuni negozianti e allineato a quello di altri per la TMax 400 in analogo formato; una pellicola dunque piuttosto cara, il cui prezzo sarebbe motivato solamente da prestazioni elevate e controllo di qualità consono.
Prendendo in mano la confezione, si nota sul fondo una scritta molto promettente (Made in U.S.A.), diversa da quella che appare sulle analoghe Lady Grey in formato 120 (Made in China); già qui, si conferma che le due pellicole sono diverse. Aprendo la confezione, poi, ci troviamo davanti al classico contenitore plastico trasparente con tappo grigio, comune nelle confezioni di TMax e di Portra di casa Kodak: secondo interessante indizio. Il terzo indizio è dato dal colore rosato della pellicola, tipico dello strato antihalo di kodak, unito ad un supporto decisamente spesso in linea con i prodotti della casa americana.
L’ultimo indizio lo siamo andati a cercare provando alcuni rivelatori su una serie di Lady Grey e confrontando le stampe con analoghe effettuate con TMax 400; i rivelatori utilizzati sono stati il classico Rodinal in diluizione 1+50, l’Xtol in stock e il BWork T-Neg in diluizione 1+6. Sono state effettuate una serie di pose con due fotocamere identiche, una caricata con Tmax 400 ed una con Lady Grey, sviluppate in seguito nel medesimo rivelatore con tempi adattati per ottenere un contrasto normale e stampate su carta a gradazione variabile con filtratura costante, una metodologia più che sufficiente per ricavare impressioni “da uso”, senza pretesa di misure con densitometri et similia.
Dalla visione delle stampe e dal loro confronto è emersa una sostanziale uguaglianza di comportamento fra le due pellicole se sviluppate con T-Neg o Xtol, mentre la Lady Grey sviluppata in Rodinal 1+50 è risultata avere una granulosità superiore, anche se non spiacevole, a ingrandimento 18×24.
La grana per le pellicole sviluppate in Xtol on in T-Neg si mantiene contenuta fino al formato 24×30, oltre il quale comincia a diventare predominante anche se ordinata, senza grandi differenze fra i due rivelatori; con un focometro si può apprezzarla meglio e, paragonandola a quella della “vera” TMax 400 emergono piccole differenze a favore di quest’ultima: una spiegazione potrebbe essere quella di trovarci di fronte a vecchi lotti della TMax oppure a “seconde scelte” scartate da Kodak per il suo prodotto. In particolare, utilizzando il T-Neg, la TMax 400 è praticamente indistinguibile dalla sorella a minore sensibilità TMax 100, mentre nel caso della Lady Grey la differenza si vede.
Per quanto riguarda la gamma tonale, nuovamente il T-Neg risulta il rivelatore vincente, e questo vale anche per la Kodak, garantendo la migliore estensione rispetto a Xtol e Rodinal; nessuno dei negativi comunque, presenta grandi problemi in stampa, con solo qualche fatica nella resa ottimale del dettaglio in alte luci per l’esemplare in Xtol. La pellicola risolta in Rodinal è quella che presenta la migliore nitidezza, come è lecito attendersi da uno sviluppo ad alta acutanza; la diluizione 1+50 e lo schema di agitazione sono mirati a ridurre l’effetto sulla grana che comunque, come già detto, è superiore rispetto agli altri due rivelatori.
La Lady Grey si configura comunque come un’ottima pellicola a media velocità adatta ad un uso esteso, capace anche in piccolo formato (ovviamente se supportata dalle ottiche) di risolvere dettagli e variazioni tonali con grande precisione ed estensione; in piena luce e con con scene contrastate riesce, se trattata opportunamente in fase di sviluppo, a mantenere una gamma tonale estesa con un buon controllo agli estremi: per una stampa “corretta” già con gradazione 2 è risultata perfetta l’accoppiata con il T-Neg in diluizione 1+6 con un tempo di 6min 45sec a 20°C. Non che con gli altri rivelatori sia da meno ma le operazioni di correzione da affettuare in fase di stampa sono maggiori, anche se nulla di complicato (regolazione della gradazione di contrasto e qualche minima operazione di mascheratura e bruciatura). Chiaramente sono solo indicazioni di massima per poter effettuare un paragone, indicazioni che potrebbero benissimo essere in contrasto con l’interpretazione di un negativo che lo stampatore di turno vuole dare.
Gli scatti in ambiente chiuso e poco illuminato hanno evidenziato invece come anche la latitudine di posa sia in linea con quella della sorella più blasonata. Per quanto riguarda il comportamento con le lunghe esposizioni e il relativo manifestarsi del difetto di reciprocità, si conferma quanto vale per la TMax 400: fino a circa 10 secondi, la correzione da apportare è minimale (da 1/3 a 2/3 di stop) mentre superata tale soglia sale rapidamente fino ai due stop per circa 30 sec di esposizione rilevata, comportandosi da questo punto in poi come una pellicola meno sensibile anche della TMax 100. Si tratta comunque di situazioni estreme, che non pregiudicano l’uso quotidiano nelle situazioni più comuni.
Il discorso a questo punto si sposta su altri fattori: assodato che si tratta della stessa pellicola (magari di seconda scelta o un po’ più stagionata) quando vale la pena prenderla? Sicuramente, se si ha bisogno di una 400 ISO ben definita dalla quale si sa esattamente cosa aspettarsi, non ha molti rivali e se la si trova ad un prezzo sostanzialmente differente dall’originale è sicuramente da acquistare; se, invece, il prezzo è vicino (in alcuni casi è pure superiore!) allora la scelta più sensata è probabilmente quella della Kodak. Sul controllo qualità poco si sa ma è presumibile che fino alla stesa e stagionatura arrivi la stessa Kodak, garantendo quindi i suoi (elevatissimi) standard. Peccato che in formato 120 la Lady Grey sia tutt’altra pellicola!