Lubitel 166B

(Любитель 166B)

Seppure oggi le Lubitel sono delle macchine alla moda, a causa delle note vicende lomografiche, la loro origine ed essenza sono tutt’altra cosa. Con questa recensione vediamo di conoscere meglio questa macchina che per molti è stato il primo passo nel mondo del medio formato.

LA STORIA

Luby166B-05La Lubitel 166B è una reflex medio formato economica prodotta nello stabilimento Lomo (ex Gmoz) di Leningrado (ora S. Pietroburgo) dell’ex Unione Sovietica negli anni ottanta del XX° secolo. Si tratta dell’evoluzione della precedente Lubitel 166 e verrà a sua volta sostituita dalla Lubitel 166 Universal, modello questo ultimo che segnerà anche la fine della serie.

Le Lubitel di fatto sono una copia delle vecchie Voigtlander Brilliant, copia abbastanza evidente fino alla Lubitel 2 mentre a partire dalla Lubitel 166 si assiste a un cambiamento del design che passa dalle linee arrotondate a uno stile razionalistico basato su linee nette che rinunciano a ogni vezzo estetico.

La Lubitel è rimasta in produzione per 38 anni ed è suddivisa nelle seguenti serie:

  • Lubitel TLR dal 1950 al 1956
  • Lubitel-2 dal 1955 al 1977
  • Lubitel-166 dal 1977 al 1980
  • Lubitel-166 B dal 1980 al 1988?
  • Lubitel-166 Universal dal 1984 fino agosto 1988, quando ne viene terminata la produzione.

Questo almeno fino all’arrivo della lomografia, ma è un altra storia. Attualmente viene prodotta la Lubitel 166+ su licenza della Lomography, ma non negli storici stabilimenti di Leningrado bensì in Cina, si tratta di una versione di “lusso” … soprattutto nel prezzo.

DATI TECNICI

Modello: Reflex TRL per pellicole formato 120, messa a fuoco manuale.

Formato: Quadrato 6×6 cm., reali 5,6×5,6 cm. circa.

Modi d’esposizione: Esposizione manuale.

Obiettivo: Ottica di ripresa a tre lenti T22, lunghezza focale 75mm., apertura massima f4,5. Ottica di mira senza indicazioni, probabilmente un tripletto della stessa lunghezza focale con apertura stimata di f3,5.

Otturatore: Otturatore centrale con tempi da 1/15 a 1/250; posa B.

Diaframmi: A otto lamelle, impostazione tramite cursore posto sull’obiettivo; la scala dei diaframmi va da 4,5 a 22, non sono presenti punti di fermo e quindi il diaframma può essere impostato su tutti valori intermedi, sull’esemplare recensito il fine corsa della leva è ben oltre il valore 22 serigrafato sul barilotto dell’obiettivo.

Flash: Accessorio. Esposizione manuale, sincro flash su tutti i tempi grazie all’otturatore centrale. Il corpo macchina è provvisto di slitta porta flash senza contatto caldo, rendendo quindi necessario l’impiego di un cavetto di sincronizzazione.

Autoscatto: Meccanico, ritardo di circa 10 secondi.

Esposimetro: Non previsto: per la misurazione dell’esposizione ci si deve basare sulle indicazioni di un esposimetro esterno o sulla regola del 16 (magari coadiuvata dalle indicazioni riportate nella confezione della pellicola.

Compensazione dell’Esposizione: Non prevista.

Mirino: A pozzetto; è presente un errore di paralasse, tipico delle reflex biottiche, alle distante ravvicinate. Abbassando il frontalino del coperchio si ottiene un mirino a traguardo.

Messa a Fuoco: Manuale, si effettua agendo su uno dei due obiettivi. Scala delle distanze solo in metri.

Indici nel Mirino: Nessuno.

Avanzamento Pellicola: Manopola zigrinata di avanzamento posta a destra del pozzetto di messa a fuoco.

Contapose: Non previsto, l’avanzamento della pellicola si controlla attraverso la finestrella rossa posta sul dorso.

Esposizioni multiple: possibili senza limitazioni, tramite il semplice riarmo dell’otturatore.

Alimentazione: Non prevista.

Dorso: Fisso, incernierato in basso.

Dimensioni: Lunghezza 76 mm. circa; altezza 120 mm. circa; profondità 110 mm. circa con pozzetto chiuso.

Peso: 596 gr. circa.

LA MACCHINA

Prima di iniziare a parlare della macchina è meglio capire a chi è indirizzata: lubitel in russo significa amatore, quindi questa è una macchina destinata agli amatori, a quei fotografi che hanno solo l’esigenza di immortalare un ricordo personale, o famigliare, senza doversi sforzare troppo pur ottenendo in cambio un risultato accetabile.

La Lubitel 166B non si discosta dall’impostazione classica delle biottiche, anzi ai meno giovani viene spontanea l’associazione con le macchine in mano ai professionisti di una volta; anche se sembra la parente povera. Al primo contatto è evidente che si tratta di una macchina semplice costruita con materiali poveri, eppure c’è tutto quello che serve ad ottenere una fotografia decente, comprese le lenti in vetro. Il corpo è realizzato in plastica nera con una finitura esterna ruvida che favorisce la presa. Il pozzetto e le parti interne sono realizzate in metallo. Tutte le lenti impiegate nei vari componenti ottici sono realizzate in vetro.

Le leve di controllo tempi-diaframmi e la ghiera di messa a fuoco
Le leve di controllo tempi-diaframmi e la ghiera di messa a fuoco

Tutti comandi necessari a effettuare uno scatto sono collocati attorno all’ottica di ripresa posti attorno all’obiettivo di ripresa, e sono, osservando il frontale dalle macchina, da sinistra verso destra: la levetta di armo dell’otturatore, la levetta di scatto, la presa filettata per lo scatto flessibile, la levetta di impostazione dei tempi, la levetta di impostazione dei diaframmi, la levetta dell’autoscatto e la presa per il cavetto di sincronizzazione del flash; sul lato destro dell’obiettivo sono ben visibili la scala dei diaframmi e quella dei tempi. Sul corpo in alto è presente la manopola dell’avanzamento della pellicola, avanzamento che non è collegato all’armamento dell’otturatore; sono inoltre presenti altre tre piccole “manopole” che in realtà sono i fermi dei rocchetti porta pellicola.

La dotazione della macchina fotografica è completata dalla finestrella rossa sul dorso per il controllo dell’avanzamento della pellicola, da un disco-memo sul quale impostare il tipo di pellicola inserito e da una slitta porta flash..

Il mirino a pozzetto pur consentendo di inquadrare la scena in modo agevole dimostra l’economicità del progetto durante la messa a fuoco che va effettuata solo sull’area centrale smerigliata ma piuttosto scura, in abbinamento alla lentina d’ingrandimento presente sotto la copertura del pozzetto. L’area restante dello schermo di messa a fuoco è costutuio da una lente non trattata e quindi mostra sempre tutto a fuoco indipendentemente dalla distanza.

Sul fondo della macchina è collocata la presa filettata per il cavalletto.

IMPRESSIONI D’USO

La Lubitel 166B non si può definire ergonomica, almeno secondo la concezione moderna del termine, eppure tenendola in mano con la sola mano destra i comandi attorno all’ottica di ripresa sono a portata di pollice e indice; poi per vedere cosa comportano le azione delle nostre dita bisogna staccare l’occhio dal mirino.

L’impiego di questa macchina non comporta particolari difficoltà, però richiede al fotografo di adottare un proprio “sistema di lavoro” basato su una determinata sequenza di operazioni al fine di evitare involontari errori causati dalla totale assenza di blocchi di sicurezza. Nulla di impegnativo, in fondo, e dopo il primo rullo le operazioni da effettuare vengono spontanee.

La limitata gamma dei tempi invece condiziona la scelta della sensibilità della pellicola in base alle condizioni di luce che si incontrano in fase di ripresa, buona regola è quella di portarsi un paio di rulli di sensibilità diversa.

Il mirino è la parte meno riuscita di questa macchina e richiede un po’ di allenamento per poter essere utilizzato al meglio, soprattutto per quanto riguarda la messa a fuoco. In alternativa è possibile ricorrere alla messa a fuoco a stima e sfruttare la profondità di campo usando diaframmi medi o chiusi e per inquadrare si ricorrere al mirino a traguardo.

Il sistema di avanzamento della pellicola richiede attenzione in quanto l’unico sistema di controllo è basato sui numeri impressi sulla carta protettiva della pellicola. Vale la pena ricordare che si possono solo impiegare le pellicole tipo 120 (quelle dotate della carta protettiva), volendo usare un rullo tipo 220 è necessario oscurare completamente la finestrella del dorso e sperare di avanzare correttamente la pellicola senza sovrapporre i singoli fotogrammi e senza sprecare troppa pellicola tra un fotogramma e l’altro: non c’è nessun blocco.

Tutto sommato nell’uso pratico la Lubitel 166B, come tutte le altre Lubitel, si dimostra per quello che è: una macchina semplice a facile da usare. Un primo primo passo nel magico mondo del medio formato senza spendere cifre impegnative pur avendo in mano una macchina seria in grado di scattare fotografie vere e proprie. Di positivo c’è l’otturatore centrale che permette la sincronizzare il flash elettronico con tutti i tempi.

Se poi si vuole abbinare la Lubitel alla propria fantasia e annullare ogni regola classica non c’è limite: esposizioni multiple, sovrapposizioni parziali, panoramiche con la macchina in orizzontale, ecc., insomma non ci sono limiti. Assenza di limiti che alla fine l’ha resa interessante a fini della lomografia declassandola a toy-camera, definizione che, onestamente, non è adatta alla Lubitel.

  ACCESSORI

Per la Lubitel 166 Universal è disponibile una maschera di riduzione del formato che restringe l’area del fotogramma a un 6×4,5 consentendo di ottenere 16 fotografie da un rullo 120.

PRO

Prezzo contenuto, almeno dovrebbe essere così;

Sincronizzazione del flash con tutti i tempi

Assenza di batterie;

Peso e dimensioni contenute.

CONTRO (più o meno)

Mirino a pozzetto “economico” e sistema di messa a fuoco;

Assenza di blocchi di sicurezza.

REPERIBILITA’ E PREZZI

Macchina facilmente reperibile sia su Ebay che sulle bancarelle dei vari mercatini. Quotazioni accettabili dell’usato comprese tra 20€ e 50€, come tetto massimo per un esemplare in condizioni ottime. In realtà i prezzi spesso sono più alti ma si tratta di una pura e semplice speculazione basata sul revival di questa macchina causata dalla moda lomografica.

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