Il mio primo incontro con una Zenza Bronica è avvenuto molti anni fa, prima dell’era digitale, al matrimonio di un amico dove il fotografo ufficiale scattava con un grosso cubo nero sormontato da un vistoso prisma e con impugnatura sulla destra: una Zenza Bronica SQ. Abituato com’ero alla reflex 35mm quella cosa mi sembrava ingombrante e scomoda e, per un buon decennio, il medio formato non fece parte dei miei pensieri. Solo dopo molti anni complice una Agfa Isolette, prima, e un Lubitel 166B, poi, incominciai a ripensarci fino a diventare il possessore di una Zenza Bronica ETRSi.
Eppure passare al medio formato non è poi così facile come potrebbe sembrare: le questioni da affrontare sono molteplici e vanno dal formato del fotogramma alla modularità del sistema, dalla scelta del tipo di macchina (telemetro o reflex) a ottica fissa o intercambiabile fino alla scelta del tipo di otturatore (centrale nell’obiettivo o a tendine sul piano focale). Insomma le considerazioni da fare sono molte e tutt’altro che scontate. Arrivare a fare poi una scelta consapevole non è facile, il rischio di pentirsene è e rimane alto: le differenze con il mondo del 35 mm sono profonde.
CENNI STORICI
La Zenza Bronica ETRSi fu commercializzata dall’ottobre 1989 fino a dicembre 2004 e rappresenta la terza versione della reflex medio formato costruite dalla Bronica attorno al formato 6×4,5. La capostipite di queste macchine fu la ETR presentata nel gennaio 1976 e seguita nel gennaio 1979 dalla ETRS. La ETR rappresenta una svolta nella produzione di macchine fotografiche da parte della casa giapponese sia per l’introduzione di un nuovo formato ( si ricordi che tutte le Zenza Bronica prodotte fino ad allora erano solo nel formato 6×6) che per il passaggio dall’otturatore a tendina sul piano focale a quello centrale, inserito in ogni singolo obiettivo; innovazioni che verranno poi riprese nelle macchine della serie SQ (6×6) e GS (6×7). Il tutto continuando a mantenere un sistema modulare ricco di accessori che ha saputo farsi apprezzare nel tempo.
La bontà del progetto ETR è sottolineata dalla sua longevità: 28 anni in cui la fotografia tradizionale subisce una serie di forti cambiamenti, dai sistemi di misurazione dell’esposizione sempre più sofisticati all’autofocus, fino a sfociare nel digitale, che ne segna pure la fine benchè forse prematura. Eppure, per ironia della sorte, volendo spenderci su un bel po’ di Euro una Zenza Bronica ETRS o SQ può essere ammodernata con l’applicazione di un dorso digitale.
COME FUNZIONA
A vederla per la prima volta una ETRSi ha un’aria familiare, un po’ perché assomiglia a qualche macchina svedese, un po’ perché, almeno quelli un più stagionati tra di noi, l’hanno vista a qualche matrimonio in mano al fotografo, e poco importa se era la SQ vista la stretta somiglianza.
Una cosa è certa: assomiglia a una Hasselblad ma la somiglianza si ferma al concetto e all’impostazione del sistema; si parte da un corpo centrale, un “cubo” al quale possono essere attaccati tutta una serie di accessori che vanno dai dorsi agli obiettivi. Ma questo concetto, o sistema, di macchina modulare è stato pure “copiato” (se questo termine è lecito) da Mamiya, Contax, Pentax e Rollei, giusto per citare i nomi più blasonati.
Per quanto riguarda invece i fotografi matrimonialisti le varie Zenza Bronica erano spesso presenti nei loro corredi in quanto più economiche dell’originale svedese, con la quale divide i vantaggi dell’otturatore centrale, pur mantenendo una qualità adeguata al lavoro da svolgere.
Eppure le differenze con la nobile svedese ci sono e non sono dettagli! Una per tutte: l’otturatore e il suo sistema di gestione. Mentre lnelle Hasselblad serie 500 (quelle previste per l’impiego di sole ottiche ad otturatore centrale) è completamente meccanico, nella ETRSi, come nelle altre Zenza Bronica, è un elemento elettromeccanico completamente dipendente dalle batterie.
Prendendo in mano per la prima volta una ETRSi, soprattutto se si è abituati alle reflex 35mm o a quelle digitali, si rimane un po’ sconcertati: il modo di impugnare la macchina è per lo meno inusuale e anche i vari pulsanti, ghiere e levette lasciano degli interrogativi sulle loro funzioni; l’unico comando chiaramente individuabile sul corpo grazie alla presenza della scala dei valori è la ghiera dei tempi, posta sul lato sinistro, mentre quasi tutto il resto è anonimo, tant’è che senza il manuale o l’ausilio di un amico che conosce già questa macchina si rischia quasi di non trovare il pulsante di scatto. Le cose vanno già meglio con gli obiettivi: almeno la ghiera di messa a fuoco e quella dei diaframmi sono facilmente individuabili, per il resto vale quanto detto già per il corpo.
Il frontale, oltre al grande bocchettone porta ottiche, presenta in basso a destra il pulsante di scatto circondato da una ghiera a tre posizioni avente la funzione di blocco e di interruttore di accensione della macchina; in basso a sinistra è collocato il pulsante di sblocco della pellicola, mentre in alto a destra si trova la presa standard del sincro flash, contrassegnata da una piccola X incisa sul bocchettone porta ottiche.
Sul lato sinistro è collocata la ghiera di impostazione dell’otturatore e nelle immediate vicinanze il pulsante per controllare lo stato di carica della batteria; in basso procedendo dal fronte verso il dorso troviamo la presa filettata per lo scatto flessibile (quello classico ad azione meccanica), la presa multipolare per il collegamento di un flash TTL tramite il cavo dedicato, e il pulsante di sblocco del dorso.
Sul lato destro, è collocata la manovella di avanzamento e armo otturatore, e attorno ad essa due levette anonime: quella superiore consente di impostare le esposizioni multiple, mentre l’altra è responsabile del sollevamento manuale dello specchio.
La parte superiore del corpo macchina presenta l’attacco per i vari mirini, con tanto di pulsante di sblocco e contatti elettrici per il collegamento di quelli esposimetrici. In fine sul fondello della corpo è collocato il vano porta batteria, la presa filettata per il cavalletto e una slitta, provvista di alcuni contatti, utile per poter agganciare alla macchina una impugnatura ad “L” che consente una migliore presa e un più rapido avanzamento della pellicola o dei winder.
Il lato posteriore è interamente predisposto per il collegamento dei dorsi porta pellicola.
L’obiettivo oltre alla ghiera di messa a fuoco e a quella dei diaframmi ha sulla sinistra un pulsante per il controllo della profondità di campo e, nella parte inferiore, un cursore per abilitare la posa T.
I dorsi porta pellicola sono disponibili in vari tipi a seconda del tipo di pellicola che si vuole usare: oltre ai consueti modelli per le pellicole 120 e 220 sono disponibili due dorsi per le pellicole 135, uno per il classico formato 24×36 e uno per un panoramico 24×54, è disponibile inoltre un dorso polaroid che può essere anche usato con le pellicole istantanee Fuji. Il contafogrammi è collocato sul dorso e riporta la numerazione in base al tipo di pellicola per cui è predisposto.
Va notato che corpo e dorsi non hanno un sistema per poter impostare la sensibilità della pellicola in uso: questo dato può, e deve, essere impostato sui mirini esposimetrici; questa “lacuna” è dovuta alla necessità di mantenere la piena compatibilità degli accessori con la capostipite ETR. Una mancanza grave? Non credo e poi basta mettere il cartoncino della pellicola, o un piccolo appunto, nella taschina memo del dorso per sapere quale pellicola è caricata. A puro titolo di cronaca va fatto notare che le Zenza Bronica SQ e GS, progettate e realizzate successivamente hanno sul dorso porta pellicola un sistema di impostazione della sensibilità della pellicola che tramite contatti elettrici trasmette questo dato al corpo, e da qui agli altri accessori connessi.
La Zenza Bronica ETRSi differisce dalle versioni precedenti per alcune migliorie e per l’aggiunta di alcune nuove funzioni, le principali sono: il sistema flash TTL, l’aggiunta della posa B sulla ghiera dei tempi (posa B a controllo elettronico) e il commando di sollevamento dello specchio, oltre a un miglioramento del sistema di avanzamento della pellicola. Durante il periodo di produzione della ETRSi la Zenza Bronica viene acquisita dalla Tamron, acquisizione che porta alla realizzazione delle ottiche della serie PE, che pur ricalcando le lunghezze focali dei modelli esistenti subiranno cambiamenti negli schemi ottici e vedranno l’introduzione dei valori intermedi sulla ghiera dei diaframmi.
Per poter scattare con una Zenza Bronica ETRSi bisogna munirsi di alcuni optional obbligatori: uno schermo di messa a fuoco, un mirino, un dorso porta pellicola e un obiettivo. Bisogna inoltre caricare una pellicola: senza, a meno di non impostare le esposizioni multiple, non c’è verso di farla scattare.
L’ultimo elemento importante è la batteria che va inserita nel fondello della macchina, senza l’otturatore è in grado di scattare solo con il tempo meccanico di 1/500, batteria che alimenta anche i prismi esposimetrici. A proposito della batteria va fatto notare che è preferibile l’uso di quelle all’ossido d’argento o quelle alcaline, in caso di emergenza la ETRSi sopporta anche quelle al litio mentre tutte le altre Zenza Bronica non sono in grado di funzionare con quelle al litio a causa della tensione e della caratteristica di scarica di queste ultime.
Da tenere inoltre presente che usando il mirino a pozzetto questo restituisce l’immagine con i lati destro e sinistro invertiti, a chi invece non riesce a rinunciare alla classica visione corretta da un pentaprisma consiglio di prendere in considerazione l’acquisto di uno dei mirini prismatici.
Altra mancanza, alla fine meno grave di quanto possa sembrare, è l’assenza di un esposimetro incorporato in grado di leggere la luce ambiente: si rimedia facilmente con uno esterno o con la regola del 16. Invece è presente un circuito esposimetrico in grado di pilotare un flash TTL collegato tramite l’apposito adattatore e il relativo cavo.
IMPRESSIONI D’USO
Una volta assemblate le varie parti e caricata la pellicola nel dorso si può, finalmente, assaporare il gusto di premere il pulsante di scatto ma solo dopo averlo sbloccato tramite la corona coassiale e dopo aver tolto il volet.
Una volta premuto il pulsante di scatto mirino resta oscurato: lo specchio non è a ritorno istantaneo e per farlo tornare nella sua posizione si deve far avanzare la pellicola e armare l’otturatore, insomma bisogna essere pronti per un nuovo scatto. Vale la pena far notare che questa macchina, al pari delle sorelle SQ e GS, deve avere sempre l’otturatore carico per poter procedere alla sostituzione delle ottiche.
A proposito di cambiare ottiche faccio presente che l’obiettivo deve essere innestato sul corpo con una certa forza in modo tale da poter sentire chiaramente il “click” che conferma l’avvenuto congiungimento tra ottica e corpo, se invece il “click” ha un suono debole (ovvero si è stati troppo delicati nell’operazione) la macchina si rifiuta di scattare: è scritto sul manuale ma non ci si fa caso fino a quando non accade nel bel mezzo di un pomeriggio da fotografi.
Nonostante queste apparenti difficoltà e la presenza di diversi meccanismi di blocco contro gli scatti accidentali (ottimi per prevenire lo spreco della pellicola) la Zenza Bronica ETRSi si rivela uno strumento versatile e adatto alla maggior parte dei fotografi. In realtà non ci si mette molto a prendere confidenza e una volta memorizzata la sequenza delle operazioni da effettuare si notano ben poche differenze rispetto a una qualsiasi reflex 35mm o digitale; differenze che alla fine sono soggettive e che variano molto in rapporto alla personalizzazione della macchina stessa.
Sul fronte della personalizzazione della macchina la Zenza Bronica ETRSi grazie a un’ampia scelta di accessori si adatta alle esigenze e alle preferenze della maggior parte dei fotografi con accessori che vanno dalle impugnature laterali, ai mirini e ai dorsi, senza dimenticarci degli ottimi obiettivi.
Come si comporta la Zenza Bronica ETRSi? Non mi posso lamentare, anzi … ne sono pienamente soddisfatto. Assodato che non si tratta di una macchina veloce dove basta inquadrare e scattare ma che ogni singolo scatto deve essere valutato e pensato, che lo stesso calcolo dell’esposizione deve ponderato, che bisogna eseguire ben determinate procedure, una volta presa la mano si fa fatica a tornare indietro e non si rimpiangono sistemi diversi o più blasonati.
La mia ETRSi col tempo l’ho personalizzata rendendola adeguata alle mie esigenze: alla configurazione base (corpo, mirino a pozzetto, dorso 120 e obiettivo 75mm) ho aggiunto un dorso 120 e uno 220, un obiettivo 200mm e un winder.
In fondo questo è il bello delle macchine modulari: poter cambiare gli accessori, e non solo gli obiettivi, in base ai propri gusti o in base a specifiche esigenze di ripresa.
La qualità dei negativi o delle diapositive che si ottengono con questa macchina e con i suoi obiettivi non lascia dubbi o rimpianti, anzi verrebbe subito voglia di caricare un altro rullo e di riprendere a scattare.
Anche se la ETRSi è una macchina ben progettata e ben realizzata qualche difetto c’è. Nonostante la professionalità della macchina va criticata l’assenza di indicazioni sui vari pulsanti e leve e forse pure la mancanza di una slitta porta accessori sulla quale poter innestare un flash senza dover ricorrere a quelli a staffa o ad apposite impugnature. Il difetto più grave, riscontrabile su alcuni esemplari, è una fragilità “strutturale” dell’attacco del mirino che è soggetto a rotture, che tuttavia non ne pregiudicano il funzionamento e sono facilmente riparabili con un po’ di colla ciano-acrilica.
PRINCIPALI ACCESSORI:
Dorsi porta pellicola
Winder
Mirini esposimetrici
Obiettivi originali
Cablaggio di raccordo con flash sistema SCA 300
DATI TECNICI
Modello: Reflex medio-formato 6×4,5 cm., monobiettivo con esposizione manuale o automatica a priorità di diaframma in abbinamento a mirino esposimetrico. Sistema modulare basato sull’intercambiabilità di ottiche, dorsi, mirini, ecc. Messa a fuoco manuale.
Formato: 42,5×55 mm su pellicola 120 o 220.
Baionetta: Zenza Bronica ETR dotata di contatti elettrici per la trasmissione dei dati inerenti la velocità dell’otturatore centrale e l’apertura del diaframma, oltre ai leveraggi necessari ad armare l’otturatore. Non è compatibile con le ottiche previste per le Zenza Bronica serie SQ e GS.
Obiettivi Standard: Zenzanon EII 75mm. F2,8 – Zenzanon PE 75mm. F2,8.
Modi d’Esposizione: Esposizione manuale, la macchina non è dotata di un proprio sistema esposimetrico. E’ possibile montare diversi mirini a pentaprisma dotati di sistema esposimetrico che consentono anche di usare la macchina con l’assistenza di un esposimetro sia in modalità manuale che automatica a priorità di diaframma.
Otturatore: Centrale a controllo completamente elettronico costituito da cinque lamelle metalliche, tempi di posa selezionabili su posizioni fisse tra 8” e 1/500, variabili a mezzo ghiera, e posa B. Ogni obiettivo dispone inoltre di un interruttore a cursore per attivare la posa T. E’ previsto un tempo meccanico per poter funzionare senza l’ausilio dalla pila, il tempo meccanico si ottiene impostando la ghiera su 1/500.
Flash: Accessorio. Esposizione automatica TTL tramite cavo adattatore e flash sistema SCA. Con i flash universali sincronizzazione tramite presa X a sinistra del bocchettone porta ottiche e flash montato su apposita staffa in quanto il corpo è privo di slitta porta accessori, o tramite contatto caldo X sulla slitta dei sistemi di avanzamento accessori. Sincronizzazione totale su tutti i tempi grazie all’otturatore centrale.
Autoscatto: Non previsto.
Esposimetro: Non previsto, è comunque presente la predisposizione dei contatti elettrici per montare appositi mirini a pentaprisma dotati di sistema esposimetrico. Mirini disponibili modello AE II e AE III; l’esposimetro si attiva premendo parzialmente il pulsante di scatto.
Compensazione dell’Esposizione: Non prevista per corpo macchina. Possibile tramite apposito comando posto sui mirini esposimetrici.
Mirino: Standard a pozzetto, disponibili diversi mirini a pentaprisma sia esposimetrici che non. Il campo inquadrato e l’ingrandimento varia a seconda del mirino montato sul corpo macchina. Il mirino a pozzetto è dotato di una lente d’ingrandimento per agevolare la messa a fuoco. I mirini esposimetrici riportano al loro interno i dati relativi all’esposizione.
Messa a Fuoco: Manuale su schermo, comunemente detto vetro ma in realtà di materiale plastico, smerigliato; intercambiabile e disponibile in vari modelli, alcuni completamente smerigliati e atri provvisti di zona centrale microprismatica e/o stigmometro a spezzamento d’immagine. L’operazione di cambio dello schermo di messa a fuoco può essere facilmente effettuata da chiunque.
Indici nel Mirino: Indicazioni presenti solo nei mirini esposimetrici e variabili a seconda del tipo.
Avanzamento Pellicola: Tramite manovella di avanzamento rapido ad azione singola o additiva, rotazione in senso orario di 360°. Possibilità di avanzamento manuale tramite impugnatura a “L” o motorizzato tramite applicazione di un winder disponibile in varie versioni con velocità e modalità di avanzamento variabile a seconda del modello.
Specchio: Non ritorna automaticamente dopo lo scatto, si abbassa solo armando di nuovo l’otturatore e facendo avanzare la pellicola. E previsto l’alzo manuale dello specchio, tramite apposita levetta posta sul lato destro del corpo, per prevenire le vibrazioni introdotte dal suo movimento, funzione utile per riprese macro.
Contapose: Additivo, presente sul dorso portapellicola e non sul corpo, numero di esposizioni variabile in base al dorso impiegato, ad azzeramento automatico a fine pellicola.
Esposizioni multiple: possibili senza limitazioni, tramite azionamento dell’apposita levetta posta sul lato destro del corpo.
Alimentazione: Corpo macchina una batteria all’ossido d’argento da 6V tipo PX28 o similari; oppure una batteria alcalina da 6V tipo n° 537 o A544.
Test batteria: Presente tramite segnalazione a mezzo led visibile nel mirino.
Dorso: Intercambiabile anche con pellicola parzialmente esposta; svolge la funzione di pota pellicola. Disponibile in vari modelli a seconda del tipo di pellicola impiegato o del formato.
Dimensioni: Solo corpo: lunghezza 92 mm; altezza 87 mm; profondità 69 mm.
Peso: 480 gr. (solo corpo, esclusa la batterie e ogni altro accessorio).
PRO (ieri e oggi):
Otturatore centrale
Modularità del sistema
Qualità delle ottiche
Maneggevolezza
Dimensioni tutto sommato ridotte
CONTRO (più o meno):
Non tutti i comandi riportano l’indicazione della loro funzione
Peso non indifferente, ma è solida e ben costruita
Modo di operare non sempre intuitivo
Assenza di un esposimetro incorporato
REPERIBILITA’ E PREZZI:
Su Ebay non si fatica molto per trovarla in Italia o all’estero. Attenzione a non comprarla a pezzi ma come kit completo visto che l’acquisto dei singoli pezzi non conviene.
Se ci si rivolge a negozianti specializzati in usato e ai mercatini dell’usato la disponibilità non manca, ma un controllo approfondito è d’obbligo come sempre e consiglio vivamente una piccola prova visto che lo stato di salute non dipende solo dall’aspetto esteriore.
Quotazioni medie dell’usato sono altalenanti, su ebay si trova tra i 200€ e 300€ mentre nei mercati dell’usato si può anche (raramente) scendere a 150€. Il prezzo sopraindicato è per un corpo completo di dorso 120, mirino a pozzetto e 75mm.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Ha senso ancora oggi, nell’era del digitale, fare una scelta del genere? Me lo so chiesto già diverse volte e non ho mai avuto dubbi: sì.
La qualità delle fotografie, grazie al fotogramma di dimensioni generose, ripaga ampiamente ogni fatica; la ETRSi è talmente versatile che , portafogli permettendo, è possibile pure attaccarci un dorso digitale.
Anzi grazie al digitale e al crollo dei prezzi delle macchine funzionanti con la pellicola mi sono levato lo sfizio di prendermi una medio formato modulare ad obiettivi intercambiabili, con tanto di accessori. Eppure in questi ultimi mesi sembra di assistere a una inversione di tendenza considerato che i prezzi dell’usato hanno ripreso a salire, che la gente si sia stufata del digitale? No, non credo, ma forse i fotoamatori hanno capito che la pellicola e il sensore possono coesistere pacificamente.