Processo C41

Chi si avvicina allo sviluppo domestico delle proprie pellicole si sente spesso dire che è meglio concentrarsi sul bianconero in quanto la difficoltà dello sviluppo casalingo di pellicole colore è piuttosto elevata; in realtà non è così anzi, per certi versi, lo sviluppo secondo il processo C41 è molto più veloce e privo di rischi, data la sua standardizzazione. I motivi per dedicarsi a questa attività direttamente sono molteplici, primo fra tutti la possibilità di avere sotto controllo il processo e non doversi ritrovare poi a maledire un laboratorio per lo sviluppo sbagliato o per l’utilizzo di prodotti chimici esausti.

Brevissima teoria del processo C41

Il processo C41 è l’attuale standard di sviluppo delle pellicole negative colore (e anche di alcune particolari bianconero, dette cromogene), adottato da diversi anni in sostituzione del precedente processo C22; praticamente ogni pellicola riporta l’indicazione del procedimento di sviluppo secondo questa codifica, magari affiancato alla codifica proprietaria che ne è comunque l’esatto clone (per esempio, AP70 per Agfa o CN16 per Fujifilm).

Il processo è principalmente costituito da una fase di sviluppo cromogeno seguita da una di sbianca, da un fissaggio, da un lavaggio finale con acqua e da una stabilizzazione.

Lo sviluppo cromogeno agisce direttamente sull’argento impressionato presente nei vari strati dell’emulsione ossidandosi e, a seguito di ciò, andando ad interagire con i copulanti colore della pellicola;bisogna ricordare, infatti, che la pellicola colore è costituita da diversi strati, alcuni dei quali sono sensibili selettivamente ad un solo determinato colore. Per pervenire all’immagine negativa finita è necessario quindi, trasformare l’alogenuro impressionato in argento metallico e allo stesso tempo avviare la reazione dei copulanti che, combinati sui vari strati, portano a definire il corretto bilanciamento cromatico dell’immagine. Una volta che la colorazione si è formata, il successivo bagno di sbianca provoca l’allontanamento dell’argento metallico dal supporto, lasciando la sola immagine colorata e sviluppata. L’ultimo passaggio, il fissaggio, è analogo a quanto avviene nello sviluppo bianconero: permette la rimozione di tutto l’argento non impressionato e non sviluppato ancora presente sull’emulsione.

Gli ultimi passaggi sono costituiti dal lavaggio finale, che permette di eliminare i residui di fissaggio dalla pellicola, e dalla stabilizzazione, in cui mediante agenti chimici si provvede alla stabilizzazione, appunto, dei vari pigmenti colorati in modo da preservare il bilanciamento dei colori nel tempo.

Le principali criticità del processo sono insite nella necessità di controllare attentamente sia la temperatura sia lo schema di agitazione della fase di sviluppo cromogeno, pena la formazione di dominanti di colore.

Sviluppare a casa

Confezione kit per lo sviluppo C41 casalingo
Confezione kit per lo sviluppo C41 casalingo

Come detto, vale decisamente la pena di imparare le poche nozioni pratiche necessarie e iniziare a svilupparsi a casa le proprie pellicole colore; esistono diversi kit in commercio, che permettono di fare ciò con poca spesa e da subito; si possono trovare kit sia liquidi che in polvere, e per quantità da 1 a 5 litri. Qui si parla espressamente del kit Colortec C41 solo perchè è apparentemente il più diffuso e la sua composizione in soli tre bagni liquidi concentrati lo rende anche facile da usare. Il kit si può trovare in confezioni per produrre uno o cinque litri di sviluppo e contiene una serie di flaconi di prodotto concentrato che devono essere diluiti in acqua per preparare le soluzioni stock di lavoro.

La soluzione di sviluppo cromogeno è suddivisa in tre concentrati che vanno diluiti

I flaconi dello sviluppo cromogeno
I flaconi dello sviluppo cromogeno

contemporaneamente fino a formare la quantità di liquido stock scelta; il kit presenta la particolarità di unificare nello stesso bagno le operazioni di sbianca (bleach) e di fissaggio descritte in precedenza: nella confezione, infatti, trovano posto i due flaconi di concentrato che andranno a formare la singola soluzione stock denominata BLIX (BLeach+fIX).  Il terzo componente, lo stabilizzatore, è rappresentato da un solo flaconcino di liquido concentrato.

La preparazione delle soluzioni a partire dai concentrati non presenta alcuna difficoltà, l’unico consiglio è quello di diluire con acqua già prossima alla temperatura di lavoro, in maniera da poter operare subito una volta a disposizione i tre chimici.

I concentrati del BLIX
I concentrati del BLIX

Nella confezione del kit è comunque presente un libretto di istruzioni che illustra anche la fase di preparazione delle soluzioni; è importante, inoltre, ricordare che questi composti sono mediamente più tossici rispetto agli analoghi per lo sviluppo bianconero e che, in particolare la soluzione di sbianca, possono risultare dannosi per l’ambiente. E’ buona norma, quindi, utilizzare una parte dell’acqua di soluzione per lavare le bottigliette dei concentrati, in maniera tale che una volta smaltite risultino meno dannose.

Una volta preparate le soluzioni, bisogna procurarsi anzitutto il materiale per tenere sotto controllo la temperatura; infatti, il C41 è un processo estremamente sensibile alla temperatura, soprattutto nella prima fase di sviluppo. Il kit casalingo consente di operare a tre diverse temperature: 38, 30 e 45°C.

38°C è la temperatura standard del processo, quella per cui in origine è stato sviluppato ed è, teoricamente, anche quella che permette di ottenere risultati costanti, mentre la temperatura di 30°C è stata inclusa per aiutare in quelle condizioni in cui non è possibile raggiungere temperature più elevate; ovviamente, a 30°C i tempi si allungano sensibilmente. Di contro, a 45°C lo sviluppo dura poco più di due minuti ma è una procedura che si utilizza se si ha a disposizione un essiccatore per asciugare la pellicola.

Il flaconcino dello stabilizzatore concentrato
Il flaconcino dello stabilizzatore concentrato

Tengo conto qui, dello sviluppo standard a 38 °C; fortunatamente, mantenere la temperatura costante è meno difficile di quanto si pensi: si può optare per una vasca riscaldata, quale ad esempio la Jobo TBE, che garantisce il mantenimento preciso in ogni condizione, oppure anche avvalersi di una semplice bacinella contenente acqua a 39-40°C nella quale immergere la tank riempita di liquido di sviluppo. La durata del primo bagno, infatti, dura dai 3m15s ai 4m, tempo abbastanza ristretto per provocare cadute di temperatura all’interno della bacinella. E’ importante, in ogni caso, dotarsi di un termometro preciso almeno al decimo di grado, possibilmente digitale con sonda, in maniera da inserirlo agevolmente nella tank senza ostacolare l’agitazione; la tolleranza dichiarata è, infatti, di 0,3 – 0,5 °C prima che ci sia rischio di comparsa delle dominanti. Terminato lo sviluppo, invece, si può operare con maggiore tranquillità, in quanto il Blix ha una tolleranza di 5°C mentre il lavaggio e la stabilizzazione possono essere effettuati indifferentemente a temperature fra i 20 e i 40°C.

Una precauzione importante è quella di effettuare un pre-bagno della pellicola a circa 40°C per un paio di minuti: questo permette, infatti, di riscaldare le pareti della tank e di evitare eventuali shock termici alla soluzione quando viene inserita nella stessa. Operativamente, il processo è, prese le cautele di cui sopra, estremamente semplice e rapido, grazie anche al fatto che i tempi e le modalità sono le medesime indipendentemente dalla pellicola utilizzata; una volta immesso il liquido nella tank, è importante mantenere in continua agitazione il tutto. La via più pratica, è quella di far ruotare le spirali all’interno della tank mediante l’apposito pirolo. 

I tempi variano esclusivamente in funzione del numero di pellicole che sono state sviluppate oppure, qualora si volessero effettuare operazioni di push processing. Per aumentare la durata del bagno di blix, evitandone contaminazioni, è preferibile effettuare un lavaggio di circa un minuto con acqua alla temperatura di lavoro al termine del primo bagno di sviluppo.

In ogni caso, i tempi previsti dal produttore sono i seguenti:

  • Sviluppo cromogeno: da 3m 15s (1-4 pellicole)  a 4m (12-16 pellicole)
  • Blix:                              da 4m (1-4 pellicole) a 15m (12-16 pellicole)
  • Lavaggio:                     3m
  • Stabilizzazione:            1m

L’indicazione del numero di pellicole si intende per rulli 120 o per pellicole 135/36 o, comunque, per superfici di emulsione equivalenti a queste; un’altra distinzione è operata sulla sensibilità delle stesse: infatti, una pellicola più sensibile provoca un esaurimento più rapido dei bagni di sviluppo e di sbianca. L’indicazione del produttore è per 16 pellicole con ISO max 200 o 12 pellicole con ISO 400 o superiore. Tuttavia, si può provare ad andare oltre e, generalmente, i risultati sono sempre buoni fino alla sedicesima-diciottesima pellicola: teniamo conto, però, che se magari sviluppiamo solo pellicole 400 o 800 iso, lo sviluppo si esaurirà in ogni caso prima.

Per quanto riguarda invece la durata temporale, il produttore prevede che i concentrati aperti resistano per circa 6 mesi, mentre le soluzioni usate per massimo due mesi.

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